Se non fosse che la causa è stata traumatica, verrebbe quasi da sorridere, amaramente. Gli ultimi mesi sono stati caratterizzati dalla più grave pandemia che abbia colpito il mondo nella sua interezza da molti decenni. I risultati sono noti, e andremo subito oltre.
Il mondo del digitale non è certamente arrivato oggi, ma il 2020 è stato il momento in cui l’embrione della nuova era digitale ha fatto un salto in avanti, crescendo. Parliamo di “embrione” perché la neonata rivoluzione digitale non ci ha ancora fatto vedere “nulla”, rispetto alle sue potenzialità. Nei prossimi anni c’è da scommetterci che le nostre vite saranno molto, molto più influenzate dal mondo digitale di quanto non lo siano state precedentemente.
E-commerce e servizi
Stando ai dati di OpenFiber, l’aumento del traffico sulla fibra ottica è stato del +300% durante il periodo del “Lockdown”, mentre la rete TIM ha visto raddoppiarsi il traffico in caricamento e scaricamento. Stessi numeri e scenari analoghi per gli altri gestori, che hanno faticato a star dietro all’enorme mole di dati. Smart Working significa – e lo sappiamo tutti molto bene – ore di video-conferenze, call, webinar, tonnellate digitali di mail. E poi tanto e-commerce.
Se infatti le prime settimane hanno congelato i consumi degli italiani oltre alla spesa corrente, è un dato che tutti coloro che avessero già un’offerta digitale hanno potuto beneficiare di investimenti già messi a bilancio. E il futuro come sarà?
Nessuno di noi ha certezze, ma “nuove” parole fanno l’ingresso nel nostro vocabolario quotidiano. E-commerce e food delivery sono ormai di uso comune, e non sono più solo emblema di quel “mondo ZTL” a cui si faceva riferimento con un misto di invidia e fastidio. Ci sono migliaia di librai che hanno infatti sdoganato l’antica dialettica cartaceo vs. digitale inventandosi rider di libri, ma anche aprendo “stanze” su Facebook Messenger e facendo dirette su Instagram. Dalla moda alla ristorazione, dalla cultura all’informazione. Il digitale ha sfondato il nostro fortino personale, aprendo la strada ai prossimi cugini: 5G e intelligenza artificiale.Smart Working e un orizzonte più ampio
Nella terza settimana di lockdown in Italia si è registrato un impressionante +162% per la spesa online (dati Nielsen). Se anche questa quota diminuirà sensibilmente nei prossimi mesi, è un dato che quell’incremento porterà con sé nuove forme di commercio.Meno negozi fisici, più e-commerce. Meno scaffali, più portali. E se anche Facebook ha appena lanciato il servizio di e-commerce “Facebook Shops”, c’è da crederci che il futuro delle vendite sarà molto più digitale. Ma un conto è essere online, un altro è “essere digitali”. Un profilo su Shopify e una pagina Facebook non si traducono immediatamente in una ripresa della fatturazione, ma rischiano anzi di essere boomerang, se non gestiti correttamente.
Cosa serve, allora? Una strategia ampia, un obiettivo chiaro, l’aiuto di professionisti. Da figure come i Social Media Manager a consulenti e agenzie in grado di tradurre in parole, colori, siti e portali le esigenze di un’azienda, un’associazione, un Ente. Serve studiare, perché è importante capire bene a cosa stiamo andando incontro, senza farci trascinare da facili scorciatoie. E servono piani B, perché non è detto che una strada sia sempre giusta. Secondo lo studio di F&B Saviva Chair, i numeri parlano da soli: +81% per il settore “Food and Grocery” online, +65% per il food delivery, +15% per il comparto e-commerce. Quest’ultimo dato, tra l’altro, è relativo al periodo pre-crisi.
Fashion e Turismo, casi di studio per il futuro
La moda e il settore turistico sono stati colpiti duramente da questo periodo. Ma se l’industria della moda ha potuto fermare le sfilate e prova a recuperare con l’e-commerce, stessa cosa non si può dire per gli arrivi e le partenze. Il sito dell’Istat parla chiaro: “Uno degli effetti economici più immediati della crisi associata al Covid-19 è stato il blocco dei flussi turistici. I primi effetti sono già emersi a febbraio, con il diffondersi dell’epidemia in molti paesi, ma è agli inizi di marzo che si è giunti all’azzeramento dell’attività in corrispondenza dei provvedimenti generalizzati di distanziamento sociale.”
Il caso di Venezia è emblematico. Oltre 30 milioni di turisti nel 2018, oggi zero. Decine di migliaia di persone che lavorano nel settore oggi si interrogano sul futuro. Non facciamoci illusioni, purtroppo saranno in molti a soffrire le conseguenze della pandemia, a livello economico. Ma c’è anche un nuovo modello da creare.
Il turismo-slow, fatto di tempi e modi diametralmente opposti rispetto al turismo di massa, può beneficiare di questo impatto sul lungo periodo. Come? Nuove forme di comunicazione e fidelizzazione dei clienti, un nuovo tipo di prenotazioni, nuove idee per esperienze digitali e reali da vendere separatamente. Pensiamo a un agriturismo o a un rifugio montano. Se oggi le prenotazioni sono azzerate si può lavorare per creare pacchetti di visite diversi dai precedenti, tentare un approccio più diretto con il pubblico di riferimento, creare nuove reti e nuovi network anche con coloro che prima erano competitor.
E se la moda è ancora in alto mare sulle riaperture dei negozi e delle filiere dell’artigianato, è anche vero che molte case del lusso stanno ripensando completamente il proprio posizionamento. Gucci e il suo Direttore Artistico Alessandro Michele hanno già annunciato che la maison non parteciperà a più di due sfilate l’anno. L’aspetto del marketing e della comunicazione seguono da vicino gli avvenimenti, e quindi perché non approfittare di questo tempo per mettere in discussione anche lo status quo?
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